Il primo capitolo di Scena del crimine

Ecco il primo capitolo di Scena del crimine, Torino piazza Vittorio, da poter leggere gratuitamente prima di decidere se continuare il viaggio con il commissario Sergio Crema e il critico cinematografico Mario Bernardini, l’inedita coppia investigativa impegnata nel tentativo di evitare che piazza Vittorio si straformi nel più grande Set con delitto della storia del cinema. Buona lettura!

Leggi il primo capitolo

 

MemoNoir 2015: un anno di brividi sotto la Mole

Passeggiando a Portici di Carta abbiamo incontrato Rocco Ballacchino, giallista ed autore di noir torinese, che ha ci ha raccontato la nascita di un progetto congiunto che coinvolge gli autori di Torinoir per un progetto originale: un’agenda a tema noir con gli interventi degli scrittori.
Quindi la parola all’autore:

“Sabato 4 ottobre, all’interno della manifestazione Portici di Carta, è stata presentata la MemoNoir2015, la prima agenda noir italiana nata da un’iniziativa della Golem Edizioni e messa in piedi dagli autori di Torinoir a cui appartengo.

MemoNoir 1

Si tratta naturalmente di un’agenda in cui è possibile annotare appunti, promemoria e indicazioni varie che saranno però circondate da dodici racconti degli autori di Torinoir e dalle nostre biografie che per l’occasione sono state ribattezzate come Schede identificative perché comprendono foto, identikit e fedina penale letteraria di ogni autore della sporca dozzina.

Non siamo però gli unici autori presenti nell’agenda, basta infatti sfogliarla velocemente per rintracciare le citazioni di cinquantadue scrittori giallonoir che hanno fatto la storia passata e presente di questo genere letterario.

Memonoir

Naturalmente avevamo bisogno di un Complice per introdurre il nostro lavoro e nessuno poteva essere più adatto a tale missione di Bruno Gambarotta, autore di un’interessantissima prefazione.

Gambarotta

La prima presentazione, avvenuta nella splendida cornice di piazza San Carlo, è stata un successo anche grazie alla verve comunicativa di Gambarotta che è entrato nello spirito di un gruppo in cui il serio e il faceto convivono inevitabilmente.

Gambarotta 2

Per chi si fosse perso la prima scoppiettante uscita il 16 ottobre alle 21 saremo al Circolo dei Lettori per continuare a raccontare il nostro progetto, unico nel suo genere.

foto di gruppo

La MemoNoir nasce perciò con l’obiettivo di accompagnare i lettori durante tutto l’anno grazie a una serie di racconti da “sgranocchiare” in ufficio, autobus o stravaccati sul divano.

È una sfida che abbiamo raccolto perché non potevamo tirarci indietro. Ai lettori spetta, come sempre, il giudizio finale.

Avete un anno per pensarci…”

Rocco Ballacchino

Fonte Taurinews

Dilettanti allo sbaraglio

Questa più che una storia nera è una storia grigia che sarebbe potuta diventare decisamente nera senza l’intervento delle forze dell’ordine.
Tra le tante vicende di sangue che abbiamo raccontato in questa rubrica ce ne sono di terribili con protagonisti serial killer che hanno lasciato alle spalle decine di cadaveri prima di essere scoperti, povere vittime di delitti tuttora irrisolti e, persino, un uomo che ha tenuto sotto sequestro per ventiquattro anni alcuni membri della propria famiglia prima che quell’incubo, per i sequestrati, avesse fine.
Il male ha spesso trionfato sul bene.
In alcuni casi abbiamo narrato di una professionalità nel delinquere che, se non si tenesse conto dei nefasti esiti di queste imprese, sarebbe quasi degna di ammirazione.
Ma non sempre le cose vanno così.
Non sempre, per fortuna, il crimine vince e, soprattutto, quando è il dilettantismo criminale a farla da padrone ci possono anche essere degli happy end, da “vissero infelici e in prigione”.
Se esistesse una scuola per imparare a commettere delitti i protagonisti di questa vicenda sarebbero stati bocciati in tronco senza nemmeno essere rimandati a settembre.
Ma veniamo ai fatti, risalenti al giugno del 2014:
Una donna di 97 anni, degente presso una clinica di Cavour a causa di un’involuzione senile, presenta delle alterazioni nei suoi valori ematochimici apparentemente non legati ad alcuna patologia specifica.
Successivi esami stabiliscono che la donna risulta positiva al “Difenacoum”, un principio attivo dei topicidi.
Una prima importante traccia per gli inquirenti che verificano che la pensionata ha avuto un malore proprio successivamente a una visita dei parenti, E. M. di 62 anni e M.C. di 36. E non è la prima volta che succede.
Il cerchio si stringe intorno ai due maggiori indiziati e grazie ad alcune intercettazioni e a una telecamera nascosta le forze dell’ordine possono osservare la nipote mentre propina una mousse di frutta portata da casa alla sua amata zietta.
Scattano gli inevitabili accertamenti del caso che portano alla confessione dei due “assassini per caso”.
Sono loro due gli avvelenatori che, attraverso una bottiglietta d’acqua e un caffè, avevano già tentato di far fuori la vecchietta classe 1917.
Come in molti atti delittuosi di questo genere il movente è di natura economica, alla nipote dell’anziana donna era già stata revocata in passato la tutela del patrimonio della zia, perché non aveva svolto tale ruolo in maniera corretta e trasparente.
Per i due complici è scattata una denuncia per tentato omicidio.
Resta però in piedi un grande dubbio: come sia possibile che i due criminali abbiano pensato di farla franca dopo aver utilizzato una strategia criminosa così fallace e, soprattutto, avendo a loro carico un movente tanto esplicito.
E in assenza di una risposta sul quoziente intellettivo dei protagonisti di questa grottesca vicenda, ci piace considerarli due dilettanti allo sbaraglio in una corrida, per  fortuna senza vittime.

Rocco Ballacchino

Fonte Torinoir

Un uomo in fuga

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Giuseppe Valessina, cinquantasettenne con un passato nell’esercito, è un uomo in fuga.  Sa che le forze dell’ordine sono alle sua calcagna, sa che deve completare il suo piano criminale prima di finire in galera per il resto dei suoi giorni, ma soprattutto sa che, indipendentemente da come si dipaneranno gli eventi futuri , la sua vita è già finita.
Era probabilmente finita due giorni prima, quando aveva deciso che i suoi familiari non meritavano di continuare a vivere quell’esistenza fatta di stenti e di rinunce, appoggiandosi al suo unico stipendio come inserviente all’Ufficio del Catasto.
Allora aveva cercato una soluzione, la sua soluzione, la miglior soluzione possibile.
La scena che gli inquirenti inquadrano nel loro campo visivo è agghiacciante: quattro vittime e un coltello ancora insanguinato.
Si tratta della moglie Franca Marchisio in Valessina, di 36 anni e dei tre figli: Pietro di sedici anni, Giulia di otto anni e Giulietta di dodici anni, assassinati nel loro letto in un appartamento di via San Maurizio 15, poco distante dalla Trattoria del Campidoglio.
Dove saranno adesso non avranno più preoccupazioni, mai più. Non dovranno più vergognarsi di quel padre che non riusciva a mantenerli dignitosamente”, è probabilmente quello il pensiero dell’omicida in fuga che, tra l’altro, confessa il proprio delitto e l’intenzione di suicidarsi a un impiegato del Catasto che incontra in piazza San Giovanni, prima di sparire nuovamente.
Sarà lui ad avvertire le forze dell’ordine, che correranno a casa di quell’uomo senza riuscire a salvare ormai nessuno.
Un paio di giorni dopo c’è finalmente una segnalazione: qualcuno ha visto Valessina nei pressi dell’ex Giardino dei Ripari; il cerchio si stringe intorno a quell’assassino per disperazione che pare abbia intenzione di completare il proprio folle disegno criminale eliminando anche suo fratello e un collega che non attirava le sue simpatie, probabilmente uno di quei superiori che tiranneggiano i sottoposti nella speranza che questi ultimi non possano mai avere ambizioni di carriera.
Alle sette e un quarto di quel 5 giugno che a Torino in molti non avrebbero mai più dimenticato la polizia scorge la sagoma del fuggitivo e inizia a pedinarlo.
La finta “libertà” di quell’uomo ha i minuti contati.
Giuseppe capisce cosa sta accadendo e decide che gli bastano pochi secondi per rendere impossibile la sua cattura.
Qualcuno poi lo sta già aspettando…
In prossimità del teatro Balbo, dopo aver percorso velocemente via Andrea Doria, estrae dalla tasca un rasoio che utilizza per farla finita ferendosi ripetutamente alla trachea e determinando una conseguente copiosa fuoriuscita di sangue, quello stesso sangue che aveva impregnato la camera da letto in cui era avvenuto l’eccidio dei suoi famigliari.
Una piccola folla circonda il suicida e assiste alla sua morte, anche se Valessina esalerà l’ultimo respiro dopo essere arrivato all’Ospedale di San Giovanni, e alla conseguente fine di un incubo per l’intera città.
Nelle pagine di cronaca nera della Gazzetta Piemontese del 5 giugno 1874 gli impauriti, ma incuriositi torinesi potranno leggere tutto il racconto del drammatico epilogo del caso di via San Maurizio.
Sono trascorsi 140 anni da quel giorno, via San Maurizio oggi corrisponde a via XX settembre, il Giardino dei Ripari, allestito nel 1835, non esiste più e la Gazzetta Piemontesenon è più reperibile nelle edicole torinesi.
Molto, ma non tutto è cambiato.
Può ancora capitare, infatti, di sfogliare un giornale e di leggere storie di uomini e donne che decidono di togliere la vita ai propri famigliari, stroncando delle esistenze piene di progetti e di aspettative.
Bambini e bambine che non diventeranno mai uomini e donne…
Sì, capita ancora, forse ancor più spesso, e la domanda con cui ci si confronta è sempre la stessa, la stessa domanda che 140 anni fa si saranno posti i poliziotti giunti in quell’appartamento di via San Maurizio 15 , in un giorno apparentemente tranquillo:
“Ma perchè?”.
A ognuno la propria risposta…

Rocco Ballacchino

Liberamente tratto dalla raccolta Ombre, coltelli e scheletri- Due secoli di Torino noir di Milo Julini- Neos edizioni

Fonte Torinoir

Riscoprendo Gianna Baltaro

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“Il caso era chiuso, ma nella stanza non c’era aria di trionfo”.

Si conclude con questa frase Due gocce di sangue blu, uno dei romanzi che Gianna Baltaro ci ha lasciato in eredità dopo essere scomparsa nel 2008.  Ho scelto di partire da qui, dall’ultima e questo è già di per sè un reato per questo genere di narrativa, perchè racchiude la sensazione che l’autrice riesce a trasferire al lettore al termine di quest’appassionante lettura. Il giallo è giunto al termine, risolto grazie alla solita sperimentata capacità investigativa dal commissario Martini, ma gli uomini, i personaggi ne escono sconfitti. Una sentenza finale più da noir che da giallo, per quanto possano essere sottili le distinzioni tra i due generi consanguinei.
L’intreccio è iniziato centinaia di pagine prima con l’assassinio, compiuto su un idrovolante durante il viaggio da Torino a Venezia (ebbene sì, accadeva proprio così, partendo all’altezza del Ristorante San Giorgio, sul Po), della baronessina Valeria Langriano, messa a tacere prima che possa concludere il suo percorso alla ricerca di una verità scomoda per la sua aristocratica famiglia, in cui, per dirla in maniera gergale , il più pulito c’ha la rogna.
Non sto qui a soffermarmi sulla vera e propria recensione del romanzo, ambientato in una Torino degli anni trenta mirabilmente ricostruita dalla giornalista torinese, perchè non sono un critico, ma un autore che vuole riportare l’emozione provata scoprendo, attraverso le pagine di questo giallo, un’autrice di cui avevo sempre sentito parlare, ma di cui non avevo ancora, colpevolmente, letto nulla.
Di lei, di Gianna, dell’Agatha Christie piemontese, ho apprezzato la sapienza nella costruzione dell’intreccio giallo, la sobrietà del linguaggio, la mancanza di effetti speciali da molti utilizzati per attirare le benevolenze del lettore e un personaggio principale, il commissario Andrea Martini, narrativamente vincente.
Quando un lettore affronta le pagine di uno scrittore di cui ha solo sentito parlare solitamente ci sono due responsi possibili al termine di quell’esperienza: o il libro ha deluso le sue aspettative oppure è stato all’altezza delle sue attese.
Nel caso di Gianna Baltaro si è certamente per me verificata la seconda ipotesi. E a lei non possono che andare i miei complimenti più sinceri, nella speranza che la connessione internet abbia già raggiunto anche la dimensione ultraterrena.
Per sapere tutto su Gianna Baltaro e le sue opere segui il link delle Edizioni Angolo Manzoni.

http://www.angolomanzoni.it/autori/leggi/74

 Rocco Ballacchino

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